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162 IL BUON CUORE


― Ah! io fremo per voi; e al vostro posto, credetemelo, getterei la tonaca alle ortiche.

― Io mai, — rispose subito Gustavo. — E perchè dovrei strapparmi io stesso dal capo la corona gloriosa del sacerdozio, per un breve sfogo di dispetto? Eppoi, farei ben ridere i miei accusatori, dando loro finalmente una prova materiale di colpevolezza che non ho, ma che essi mi attribuiscono. Per disciplina, per l’amore del sacerdozio, per coscienza, io non farò nulla di quello che la passione, un malinteso onore da tutelare, le premure degli amici mi consigliano in queste ore difficili e penose. Sarò forte abbastanza credetemelo, da ricevere la gragnuola serrata, come il ciel la manda.

E realmente si condusse così. Sicuro del buon testimonio della sua coscienza, si allontanò da tutti, dal lavoro, per raccogliersi in se stesso, confidare solo a Dio le sue pene — atroci, malgrado dicesse di non porvi mente — esalare verso il cielo l’affanno che lo stringeva da farlo morire; divorare in segreto le lacrime che avrebbe sparso suo malgrado. Dopo tutto, non aveva nessun diritto di farla da padrone nel campo altrui; era già stata un’infinita degnazione che il Padrone della mistica vigna ve lo avesse chiamato a lavorare. Ora l’istesso Padrone dichiaravagli che il suo lavoro non gli abbisognava più, sospendesse per un po’ o troncasse per sempre concedendosi il riposo; era tutt’uno; il Padrone era lui. Tutto questo però non gli impedì di disilludersi affatto delle cose umane, di disinteressarsene fino quasi al disprezzo. Tali le sue teorie, le sue regole di condotta; e conforme ne era anche la pratica. Ma stupiva di vederlo sempre sereno, gioviale, spiritoso, senza che mai si lasciasse sfuggire una stilla di tanto fiele che la sventura, non la sua volontà, gli andò accumulando nelle più cieche profondità del cuore; senza che andasse mai a riempire di querimonie e di piagnistei il mondo, per mendicare compatimenti o una levata di scudi in suo favore. Gli era permesso soltanto di celebrare, e di aprir bocca in riti di ministero ove l’obbligatorietà della formola liturgica non lasciasse adito a dire del proprio; pel resto c’era il bavaglio alla sua bocca. Chiunque, anche l’ultimo arrivato, benchè bacato di colpe che fecero gemere la Chiesa e mormorare i fedeli, gli era anteposto pur di umiliarlo. E allora, a raccogliersi anche più di prima in se stesso, a ispendere il suo tempo nello studio, in visite alle magnifiche chiese della città dove il cuore e l’intelligenza trovavano degno pascolo di pietà e di arte.

E avrebbe continuato così per anni, se avesse potuto contare a modo suo sulla sua salute. Che terribilmente scossa per contraccolpo dell’urto brutale ricevuto nella parte più delicata e sensibile dell’animo, cominciò man mano a indebolirsi. Un lieve pallore dapprima, indi la sparizione del roseo colore onde erano costantemente soffuse le gote ancor tenere come di bell’adolescente, indi un dimagrare sensibile che faceva spaventosi progressi, un languore, una prostrazione di forze che nulla valeva ad arrestare; e quasi ciò non bastasse, un crescente abbandono, una desolazione intollerabile. Più che tutto oramai Gustavo aveva bisogno di conforto

morale; tanto il corpo non sarebbe guarito più. Ma fu fortuna per lui che qualcuno vegliava, ed era in grado di fargli quest’ultima carità. Quando Abelardo affranto dal dolore si vide duramente respinto anche dal Santo di Chiaravalle, incontrò Pietro il Venerabile per usargli una forma di carità più umana, per essergli il buon Samaritano....

Il signor Whiteman credette di intervenire adunque, portò senz’altro il povero malato alla sua palazzina di Via Assarotti, affidandolo al medico di Casa colle più affannose raccomandazioni di curarlo, di salvarlo. Ma dopo alcuni giorni di ben attenta diagnosi, il responso della scienza condannava quel misero a una prossima fine. La violenza della ripercussione della sventura, sopra una fibra, in origine molto resistente vigorosa a dir vero, ma ora già troppo minata, non lasciava più speranza; tanto più che anche il cuore era molto in disordine.... Si poteva aspettare la catastrofe a breve scadenza.

Edith prese subito il suo posto di Suora in casa, e di infermiera anche per lui; e a tutta prima non seppe dissimulare una segreta soddisfazione di vedere alla sua mercè, suo in certo senso, chi avrebbe voluto suo in altri tempi e per altra ragione. Ma in quale stato, mio Dio! — Ecco un secondo cliente — disse scherzosamente; — si vede che la mia Casa di salute prospera. — E davvero l’assistenza sua era scrupolosa, zelante, più che d’una infermiera di professione, come di una madre.

Un giorno arriva alla palazzina un messo della famiglia vescovile annunciando il desiderio del Prelato di venire a far visita a Gustavo. Il signor Whiteman nel comunicarlo all’ammalato gli si mette al capezzale brusco e acciliato, per sentire da lui ciò che vorrà rispondere a quella che riteneva impudente provocazione, uno scherno crudele.

― Ma venga, anche oggi — risponde premuroso Gustavo. — Qual piacere più gradito di vedermi ufficialmente riconosciuto sempre unito alla Chiesa, benedetto dal mio superiore?....

― Siete ben buono voi; dopo che vi abbandonò alla rabbia della tempesta, quando era dover suo di strapparvi ad essa e proteggervi, difendervi; dopo che non mosse tampoco un dito in vostro aiuto, una cosa solo restava a fare a parer mio; rispondergli che non si incomodasse, al men peggio. Per comto mio quando lui entra in casa, io vado fuori, parola d’onore.

Ma non fu necessario questo affronto ad un uomo che proprio non lo meritava. Perchè, il giorno stabilito per la venuta del Vescovo, il povero ammalato peggiorò repentinamente, il cuore a mala pena compiva le sue funzioni indispensabili alla vita; il respiro e il polso mancarono.

― Assassini, me l’avete ucciso!.... — gridò, il signor Whiteman con gesto tragico verso persone invisibili; — ora sarete contenti della vostra opera; maledizione....

― A nessuno la maledizione, ma solo il perdono — disse con un fil di voce Gustavo; e l’occhio brillò ancora di luce mite; — perdono... sull’esempio di Lui... che in croce invocò perdonò ai suoi carnefici... — A