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62 IL BUON CUORE


ALL’ISTITUTO GRIMM

Nel grazioso teatrino dell’istituto Grimm in via Conservatorio, le allieve, squisitamente istruite, diedero un trattenimento drammatico-musicale a totale beneficio dell’Opera internazionale cattolica della Protezione della Giovane. L’elegante sala era zeppa di spettatori e specialmente di gentili spettatrici. Il programma si svolse con soddisfazione del pubblico e delle gentili attrici, le quali, nella recitazione, nel canto e in ben riusciti quadri coreografici, ebbero campo di dare bellissimi saggi della squisita istruzione loro impartita.

Si recitò un lavoretto scherzoso in lingua tedesca; quindi si eseguì La belle au bois dormant. Una graziosa bambina recitò con brio un bel monologo, e una signorina declamò un canto del Paradiso. Fu molto ammirata una signorina, distinta violinista. Ai molti applausi e agli elogi che furono tributati alle gentili attrici, si aggiunse qualche commento, per la mancanza nello spettacolo, di una produzione nel dolce nostro idioma. La nota italiana fu però portata dal nostro collaboratore, A. M. Cornelio, il quale, dopo una spiritosa improvvisazione, passando dall’arguzia ad un argomento serio, mise in evidenza, con parola sobria ed efficace, gl’intendimenti dell’Opera cattolica della Protezione della giovane. Riportiamo qui un brano del suo discorso:

«A ben altra voce, non alla mia, dovrebbe essere affidato l’incarico di dire una parola sull’Opera che in questo gentile ambiente, dove tutto parla di sana ed elevata educazione, si pensò sovvenire con sì geniale trattenimento.

«Qui si è voluto divertire e beneficare, manifestando vivo interessamento alla Protezione della Giovane, ed io, a nome della Presidenza, esprimo viva gratitudine alle gentili attrici, nonchè a tutti i convenuti, così armonicamente accomunati in un’azione di carità illuminata.

«Per riuscir breve nel mio dire, ho fermato qui sulla carta i miei pensieri e mi affretto.

«La Protezione della Giovane è un’opera eminentemente umanitaria, ispirata ad alti concetti di carità vera, di pubblica moralità, di religione e patria. Quest’Opera è, quasi direi, un parallelo dell’Opera di assistenza degli emigranti. Frenare l’emigrazione sarebbe follia. Dirigerla, bisogna, come si dirigono le acque dei fiumi tra gli argini. Migliaja di uomini robusti, sospinti dalla miseria, abbandonano i loro paesi nativi, che non offrono nessuna risorsa, nessun commercio, nessuna industria; sottraggono cosi competitori formidabili al povero pane conteso da molte bocche; sfuggono all’aria avvelenata, alla pellagra, e vanno all’estero, dove sono assai apprezzati; vanno in cerca di lavoro ben retribuito, e col lavoro trovano i nostri Missionari che confortano i loro cuori e vi mantengono l’amore alla religione e alla patria, l’affetto alle famiglie che attendono il loro ajuto e il loro ritorno.

«Sacrosanto dovere è quello di assistere i nostri emigrati, e sacrosanto dovere è pur quello di caritatevolmente accogliere e dirigere e assistere le centinaja di giovani inesperte, che pur trovandosi in paesi senza risorse, abbandonano le loro famiglie e si spargono nelle città in cerca di una occupazione. Pericoli d’ogni genere, agguati, tradimenti, attendono sovente alle stazioni ferroviarie o alle porte delle città quelle povere giovani, le quali, talvolta, non avendo informazioni e ricapiti sicuri, o non avendo alcuna idea netta del loro avvenire, si affidano ciecamente al primo incontro.... No, non accennerò qui alle conseguenze dolorose di certi inganni, di ct rte cadute facili, ma irrimediabili. Dite voi, o pietose visitatrici degli ospedali; dite voi, o pietose madri che alle carceri eserc tate un’angelica missione, quali drammi si nascondano talvolta in certe vittime oscure, affidate alla vostra carità materna!

«Una voce autorevole, quella dell’egregio prof. Rodolfo Bettazzi, in un altro distinto ambiente di educazione — l’Istituto Bognetti Boselli — ha fatto sentire il dovere della donna nel soccorso e nell’assistenza delle giovani pericolanti. Vi sono — egli disse — signore animate da sollecitudine altruistica, e vi sono signore pur buone, ma limitate nell’azione all’ambiente famigliare. Il cristianesimo ha fatto della donna schiava una sorella. La donna pia è e deve essere l’angelo della casa, sì, ma il suo cuore deve espandersi e interessarsi agl’infelici, perchè così vuole la suprema legge della fratellanza e dell’amore. Il tenersi lontani da ogni miseria nuoce alla vita famigliare, la quale sente invece i benefici effetti di certe visioni affliggenti, di certi raffronti, tanto più nell’ora del dolore.

«L’Opera cattolica internazionale della Protezione della Giovane — senza intransigenze, senza esclusivismi, riconoscendo anche il bene che altri possono fare con diversi obbiettivi — apre il cuore e le braccia e le porte alla fanciulla selvaggia come alla pallida fanciulla europea. Istituita nelle principali città, è approvata da tutti i poteri, da tutte le autorità, da tutte le anime oneste. Sua Santità Pio X l’ha benedetta e ribenedetta; Sua Maestà la Regina Elena, colla sua inesauribile benevolenza, l’ha accolta sotto il suo augusto patrocinio.

«Debbo dire di più? I vostri cuori gentili comprendano il mio pensiero e col loro intuito suppliscano alle mie lacune.

«Signore e signori, finisco con una frase sola: Se voi proteggerete le figlie del popolo, Dio proteggerà le figlie vostre e le renderà felici».

A questa chiusa corrispose anche l’esito finanziario del trattenimento, che fruttò alla Protezione della Giovane una somma non indifferente.

D. O.




EGIDIO GAVAZZI


A 63 anni, mentre il suo aspetto era lontano da ogni manifestazione di vecchiaja, mentre il suo spirito era libero, sereno, agile come nei bei tempi della giovinezza, si spense dolcemente il comm. ing. Egidio Gavazzi, che fu e sarà rimpianto da tutti, come da tutti era amato in vita.

Gavazzi è un nome che ha splendide tradizioni nelle industrie, nei commerci, nelle intraprese pubbliche e private, nel campo dell’arte e negli altri rami dello scibile umano, come nelle opere di patrio lustro, di culto e di beneficenza.

Di queste tradizioni tu sempre degno il caro Uomo che ora piangiamo perduto. Coll’unione di lui al fratello comm. ing. Pio, si ebbe presto una mirabile, armonica fusione di due intelligenze superiori, di energie e attitudini non comuni, che dovevano dare un grande slancio all’industria tessile della seta e onorare il nome dei Gavazzi anche nelle Americhe.

Rimontiamo all’epoca in cui l’industria dei due fratelli Egidio e Pio era nel suo pieno rigoglio e tendeva a sempre più estendersi, e ricordiamo con quanta e quale soddisfazione il rimpianto Re Umberto visitasse il loro più cospicuo stabilimento in Desio. Quel giorno fu una vera festa del lavoro, nella quale, colla cordialità dell’amato Sovrano, si accomunarono i sentimenti dei due cospicui animatori dell’industria fiorente e di migliaja di umili e affezionati operai.

Da allora in poi la importante azienda andò sempre