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DEL FRANCO. | 91 |
XLVIII.
Fatevi in dietro, e non sia chi mi tocchi,
Io dico a voi puttacci, che non sete
Buoni per me, nè in gambe vi tenete
4Ed a gran pena avete aperti gli occhi.
Quì non è pasto che da voi s’imbocchi,
Quì non è succhio dalla vostra sete,
Perchè il mio cazzo è come voi vedete
8Materia da coturni e non da socchi.
Tutti son bei proverbj naturali
Quegli d’Erasmo, e son sentenze dotte,
11Ma questi sono de’ suoi principali.
Secondo le fiscelle, le ricotte,
E secondo le gambe, gli stivali.
14Secondo i cazzi, i culi con le potte.
XLIX.
Se Virgilio ed Omero avessin visto
Il bravo cazzo mio, dir i’ potrei,
Che a questi nostri giorni mi vedrei
4Fra quanti cazzi sono il manco tristo.
Ma ch’essi col lor stile eccelso e misto
M’avesser posto fra gli Semidei
Ancora ch’io non tenga da Giudei
8Creder non mel farebbe il Papalisto.
Che non avrebbon fatto da discreti,
Spender in lode mia quattro versazzi,
11Uscendo da i soggetti consueti.
Anzi, stati sarebbono gran pazzi,
Per esser capitani de’ poeti,
14Lasciar i culi per lodare i cazzi.