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DEL FRANCO. | 81 |
XXVIII.
Papa, il non avermi mai donato,
La tua Beatitudine un cappello,
Come a mille altri, è la cagion di quello
4Che mi fa stare sempre scappellato.
Per tanto me ne avrai per perdonato,
Sè ti pajo un scavezzo tristarello,
Nè mostro nella chierica cervello,
8Ma che a tre dadi me l’abbia giuocato.
Anzi me ne protesto molto bene,
Che se per sorte ti darò la stretta,
11Non sia tenuto a sofferirne pene.
Però che a dirla a te, spedita e netta,
L’esser infuriato, tutto viene
14Dal non esser provisto di berretta.
XXIX.
Fino al capo del Giovio si pone
Un cappel verde; e se la sua presenza
Guardo e la mia, c’è tanta differenza
4Quant’io ho del cazzo, egli ha del cojone.
Fino al cazzon del Gaurico castrone
La spettativa n’have e la credenza,
Benchè fino a quest’ora ne sia senza,
8Nè si vegga il rocchetto in guarnigione.
In somma in somma, il vo’ pur dire, e forte
Che ho buona voce, e poi non ho paura
11Che mi si tolga la pagnotta in corte.
In Roma, in Roma, chi ci mette cura,
I cazzi tutti non han buona sorte
14Ma tutti i culi sì, che c'han ventura.