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80 LA PRIAPEA

XXVI.


Priapo, l’Aretin molto ti prega
     Che accetti, poichè sei sì sfoderato
     Questo fodero suo, che è lavorato
     4Di quelle cordovane che ha ’n bottega.
Egli conosce chiaro, e non tel niega,
     Che non sia troppo largo e avvantaggiato:
     Pur sai tu, ch’ogni fodero hai provato,
     8Che tutti quasi fanno qualche piega.
A provarlo una volta error non fai,
     Perchè s’egli per sorte non t’aggrada
     11Gittare il puoi, provato che l’avrai.
Pur e’ ti dice, che sarà ben rada
     Quella fiata che tu troverai
     14Fodero, che sia giusto alla tua spada.


XXVII.


Priapo, il tuo dottissimo Aretino,
     Per far dispetto a un Principe sciaurato,
     Che l’ha ne’ suoi bisogni abbandonato,
     4Nè gli da più soccorso d’un quattrino.
Questo straccion di sajo cremisino
     Vuole, che agl’onor tuoi sia consecrato,
     Perchè dinanzi standoti appiccato
     8Serva per spaventacchio del giardino,
E tal che il dono sia ben manifesto
     E si sappia da tutti, e senza impacci
     11Il suo motto da scriverci, sia questo.
«Poichè volete ch’io me ne procacci
     Per altra via, nè da voi spero il resto,
     14Io ve n’incaco, Principi beccacci.»