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70 | LA PRIAPEA |
VI.
Chiamami il Dio degli orti tutto il mondo
Mercè de’ ser Poeti ciurmatori,
Che m’han quì posto per i loro umori,
4Onde a pensarci, io stesso mi confondo.
Ma tanto s’intendessero del tondo,
Quanto tal cosa han fatta con colori:
Cerchisi pur di dentro, e poi di fuori,
8Che questa allegoría non ha mai fondo.
Le ragioni non fatte con le accette,
Voglion ch’io Dio mi chiami de’ palazzi
11E non degli orti, e son più dritte e nette.
Perchè là con puttane e con ragazzi,
E non quà con i fiori, e con l’erbette,
14Bordelli e sodomíe si fan da’ cazzi.
VII.
Non vorrei, perchè io sia sì liberazzo,
Alcun di voi mi pensi lapidare,
Perchè negli orti miei si può ben fare
4Dove non è crianza da palazzo.
La potta io chiamo potta, il cazzo cazzo,
E il culo culo, e questo è il vero andare;
Perchè da furbo non si dee parlare
8Sè con furbi non siamo, o per sollazzo.
Anzi vi dico che se mai mi tocca,
Dove fra donne stassi ragionando,
11Lascio al Boccaccio la sua filastrocca.
E senza cerimonie parlando
Appunto come viemmi in sulla bocca
14A voi donne da fottere dimando.