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68 | LA PRIAPEA |
II.
Lunge dall’opra mia, poich’ella è vile,
Guarnacche che tre sputi al passo date,
E berrette in quadrangolo formate,
4Calze e voi tutte fatte a campanile.
Lunge ser Petrarchisti dal bel stile,
Che le rime con gli huopi profumate,
Perchè voi mastri giudici stimate
8Il Caballino mio mandra e porcile.
A voi son certo, che piacer non danno
Versi, ch’arte non dora, e ’mperla e inostra,
11E tutti gli altri stomaco vi fanno.
Però quel che il mio scrivere dimostra,
Sia sol di quelli, che portar non sanno
14Nella lor fronte la vergogna vostra.
III.
Nell’opra, ch’ora io tesso al chiaro onore
Del Dio degli orti, forza è d’invocare
Come i bravi poeti soglion fare
4Da tutte Muse voi, lena e favore.
Piacciavi dunque o Dive, per amore,
La debil penna mia farmi rizzare,
E darmi, onde il parlar si possa ornare,
8Le vostre lingue in bocca per quattr’ore.
Da voi si guidi la barchetta mia,
Che sotto l’ombra delle vostre gonne
11Pervenga al fin della profonda via.
Siatemi innanzi voi forti colonne
Da sostenermi, e ben vi disdiría
14Non sostenendo un cazzo, come donne.