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DEL TANSILLO. 57

CLXII.


    Domandate a color, che nelle scole
Tormentan con le verghe i fanciulletti,
E sanno il sugo trar dalle parole,
1292Sì come voi dall’erbe e da’ fioretti.
Quest’erba che così nomar si suole,
È cosa ella che gravi, o che diletti?
Essi il diranno: ma per farvi liete,
1296Io ve la mostrerò se voi volete.

CLXIII.


    Ogni alma trista il Sol mirar rallegra,
Ed ogni infermo corpo il gusto sana,
Se alcuna tra voi fosse e trista ed egra,
1300Ratto fia con quest’erba e lieta e sana.
Lo stipe ha rosso, e la radice ha negra,
Non la spregiate come cosa vana:
Se non avesse in sè molta vaghezza,
1304Stimate la virtù, non la bellezza.

CLXIV.


    Il desío non s’appaga col parlare,
Per quanto io scorgo: orsù sciolgasi il laccio
Di quella tasca ove si suol serbare;
1308Mentre per trarla fuor, l’apro e dislaccio,
Se vi volete più maravigliare,
Una di voi dentro vi metta il braccio;
Chè da lei tocca, in un momento cresce,
1312E caldo latte e mel dalla cima esce.