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56 | IL VENDEMMIATORE |
CLIX.
E se pur, Febo acceso di disdegno
Nega di farlo, e di profan m’accusa,
Che al cominciar dell’opra, onde al fin vegno,
1268Nè lui vuolsi onorar, nè sacra musa;
Purchè vi venga un Dio pur di se degno,
Che sappia la virtù nell’erba infusa,
Fal tu, Priapo a queste donne, e mostra
1272Quanto ha forza e virtù quest’erba nostra.
CLX.
Tu Dio degli orti, vedi, fiuti e palpe,
Non pur l’erbe che crescon sulla terra,
Cui nè chiuso vallon nè rigid’alpe,
1276Uscio o salita il gir mai vieta o serra,
Ma sotto entrando qual coniglio o talpe
Cerchi quante radici van sotterra.
Poi che tutte le sai, quest’una insegna
1280Onde ciascuna al suo giardin la tegna.
CLXI.
È dunque la miglior dell’altre piante,
O donne mie la menta pargoletta,
E con ragion l’ho posta a tutte innante,
1284Com’erba che più giova e più diletta.
Questa ciascuna al suo giardin si piante;
Piante, io vo’ dir, che di sua man la metta,
E nutrimento di sua man le porga,
1288Perchè felice ad ogni tempo sorga.