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DEL TANSILLO. 33

XC.


    Ma donde vien cotal varietate,
Che questa ha il pelo, e quella ha in man le penne?
Par che ad un tempo l’una con la state,
716L’altra col verno a far battaglie venne:
Ma se schermirvi d’amenduo bramate,
Senza che bue v’impeli, o uccel v’impenne,
Ecco quì dentro l’animal, che serve
720E quando il terren gela, e quando ferve.

XCI.


    Voi mi potreste dir, perchè si asconde?
È forse perchè graffia, o perchè morde?
Oh s’ei non si coprisse almen di fronde,
724Troppo il vederlo vi farebbe ingorde:
Che giova, se al mio dir nullo risponde,
Ch’io stanchi me gridando, e gli altri assorde?
Orsù, pria che venghi altri a darne briga,
728Dicansi l’ore che il giardin s’irriga.

XCII.


    L’ore dell’irrigar, benchè alcun volle,
Che la sera e il mattin sian le migliori,
Che a nona l’acqua sparsa a terra bolle,
732Ed ardon l’erbe gli scaldati umori;
Io vo’, che ’l mio giardin stia sempre molle,
Senza dar tante leggi a’ miei sudori:
Giova a tutte ore, acciò che l’erba cresca
736Far che la terra sia bagnata e fresca.