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DEL TANSILLO. 31

LXXXIV.


    O vecchia, delle fiere e brutte streghe
La più fiera che viva, e la più brutta,
Ch’hai sul volto infernal più rughe e pieghe,
668Che non ha solchi in sen la terra tutta,
Col capo omai sul piè t’incurvi e pieghe,
E pur vaga di udir quì sei condutta;
A te potessi, ed a mill’altre vecchie
672Appannar gli occhi, ed otturar le orecchie.

LXXXV.


    Quanto alle fiere vecchie maladette,
Io di chiuder le orecchie oggi desío,
Tanto a voi bramo aprirle, o giovanette,
676Acciò che v’entri tutto il sermon mio.
Oh, se una volta dentro vi si mette,
Più di due poi ve ne verrà desío:
Parrà duro a sentir la prima volta,
680Ma più diletta, come più s’ascolta.

LXXXVI.


    Altro ventaglio che non è cotesto,
Io ti vo’ porre in man, purchè tu il prenda,
Ma sotto condizion, donna, tel presto,
684Che spennato dapoi tu non me ’l renda;
Nè di piè, nè di penne il tuo con questo,
Nè di beltà, nè di virtù contenda:
Il tuo è fatto ad arte, il mio qual nacque,
688Il tuo scosso fa vento, il mio vers’acque.