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DEL TANSILLO. 21

LIV.


    Per giovar dunque a voi, la cui salute
Vie più che il proprio ben, donne, desío,
Io stesso canterò la mia virtute,
428Senza che tema biasmo al canto mio:
E forse, poichè intese e conosciute
Le forze avrete, e le prodezze, ond’io
Mi do, più ch’altri, vanto a’ tempi nostri,
432Vi sarà grato avermi agli orti vostri.

LV.


    Ma se, per mia fortuna iniqua e fera,
A tanto onor voi non mi degnerete,
Pur di quest’arte la dottrina vera,
436Nelle parole mie coglier potrete;
E fia vostro piacer più che non era,
Quando i begli orti a coltivar darete,
Sapendo ch’e’ bisogni a buon cultori,
440Per far vostri terren vie più migliori.

LVI.


    Io dico, che convien primieramente,
A chi quest’inclita arte oprar desía,
Che d’ogni tempo, ed abbondevolmente
444Degli strumenti suoi guernito sia;
Chè in altra guisa il faticar sovente
Util ben poco al bel terren saría;
Zappa, vomero, e pal, sodi e sicuri,
448Che quanto più s’adopran, più stian duri.