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DEL TANSILLO. 19

XLVIII.


    Perchè credete, o donne, che si nome
L’uva gentil, quando ella è vecchia, passa?
Se non per farvi accorte col suo nome,
380Che ogni vostra beltà, com’ella passa:
Beltà, che a tempo non si adopra, è come
Uva, che sovra vite ora si lassa;
Che quì marcisce, dove allor che verna,
384L’altra col buon liquor quasi si eterna.

XLIX.


    Quando l’altre dal verno son corrotte,
Questa nettar divino a noi dispensa,
Che si ripon nell’urna e nella botte,
388Come tesor, ch’è di valuta immensa,
Perchè d’ogni stagione, e giorno e notte
Or questa onori, ed or quell’altra mensa,
L’uom vil, faccia gagliardo, e ’l miser lieto,
392E svella d’altrui petto ogni secreto.

L.


    Questi arbor carchi, ch’or s’inchinan tutti,
Quasi la terra ringraziando, e il cielo,
Che gli ha col tempo a tanto onor condutti,
396Se offesi in sul fiorir da freddo gelo,
Appresso i fior non produceano i frutti,
Che pregio avrian? Tal l’ha colei, che zelo
D’amor non sente nell’età sua verde,
400E senza frutto il fior degli anni perde.