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18 IL VENDEMMIATORE

XLV.


    Rendavi la stagion dolci e benigne,
O voi, che un tempo foste acerbe e dure:
Insieme con gli arbusti e con le vigne
356L’agro de’ bianchi petti si mature;
Del color, onde Amore i suoi dipigne,
Sparga le vostre angeliche figure:
Colgasi il frutto, ch’altrui man non scema,
360E dolcemente in seno a voi si prema.

XLVI.


    Voi vedete quest’uve se son vaghe,
Che avanzan di beltà le gemme e l’oro:
Oimè, che in dirlo par che ’l cor m’impiaghe
364La pietà ch’ho di voi, sì che mi moro.
Se del futuro queste man presaghe
Non le cogliesser, che saría di loro?
Putride e marcie vedrian farsi in breve
368Dal vento, dalla pioggia e dalla neve.

XLVII.


    O donne troppo belle e troppo scempie,
Credete voi, qual jer, tali esser oggi?
Ciascuna nello specchio si contempie,
372Vedrà se il bello in lei decline o poggi:
Pria che il verno vi fiocchi sù le tempie,
E l’acqua, e il vento sfiori e sfrondi i poggi,
Cogliete que’ bei fiori e que’ bei frutti,
376Chè tosto si faran languidi e brutti.