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16 IL VENDEMMIATORE

XXXIX.


    È fescina il canestro che adopriamo
A raccor queste gemme dolci e fine:
Fescinaja è la ninfa ch’io tant’amo,
308E le rime ch’io canto, fescinnine;
Tutti dunque la fescina onoriamo
Dovunque sia, e vada alto, o giù decline:
Ecco che vien; deh prendila con ambe
312Due man, mia donna, e pontila tra gambe.

XL.


    Se la fescina mia nel grembo vostro
Non entra tutta, l’uva di fuor n’esce,
Che avanza di color, perle, ambra, ed ostro,
316E ’l buon liquor, ch’è quel che più m’incresce.
Ma torniamo a seguire il lavor nostro,
Che ad or ad ora trà le man ne cresce:
Dico in somma, che il mondo non ha cosa,
320Che non sia più di voi saggia e pietosa.

XLI.


    Ciò che d’intorno a voi, donne, miriamo,
Par che l’esempio del suo amor n’additi:
A che le selve, il cielo e il mar cerchiamo?
324Risguardate questi olmi e queste viti,
Che noi degli onor lor lieti spogliamo,
Come il silenzio lor par che n’inviti
Sempre alla vera gioja, al ver diporto,
328Dov’io con le mie voci oggi v’esorto.