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DI NICCOLÒ FRANCO. 187

per iscolparsi appo la credenza degli uomini, e per tormi di man la penna, vedendomi fuori di quella morte che i suoi ordita m’avevano. E che fusse il vero, vedeste che non avendo potuto oprare accordo con esso meco nè con denari nè con offerte, pensò col fare i sonetti colorarsi la sua vergogna, ma egli l’ha più palesata il poveraccio, vedendosi che per i cinque io gli so rendere i cinquecento, a i quali non avrà sì tosto risposto, che m’udirà con altre voci che non son queste, e tali, che per l’innanzi i cani impareranno di non bajarmi, i maligni cesseranno di stimolarmi, gl’ignoranti resteran puniti da coloro che sanno, i buoni conosciutomi nimico de’ tristi m’osserveranno, i prencipi ravvedutisi dell’error loro premieranno i dotti, e non da altro che dal mio inchiostro rimarrà vendicato il mio sangue.

Alla signoria vostra mi raccomando.

Di Torino del mese di Giugno del 1541.


FINE.