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176 LETTERE

potrà piacere non piacendo quella ch’esce delle bocche come la vostra? Volete che insuperbisca, perche l’Aretino mi chiami dottissimo nelle sue lettere, il quale non sapendo in che sia differente la lode dal vituperio, allora vitupera le genti quando le loda, ad allora l’esalta quando le biasima? Gli onori vengano da i par vostri, che non ponno tenere il banco, e non da i Pietro d’Arezzo che n’han tanta carestia, che se ne moion di fame. I pari suoi, sebben fussero più che le stelle, vorrei più tosto mi biasimassino che altrimenti, perchè se mi lodassino non mi uscirebbe in quella gloria che farebbe biasimandomi, la dove nella lode tacerei per non ringraziarlo, ma nel biasimo per l’occasion del rispondere gli sotterrerei come io so fare.

E sì come la lode dee venire da persona lodata, così ancora dee esser tale che di gran lunga avanzi i meriti del lodato, non meno che ha fatto la signoria vostra nelle sue rime, e non già perch’io non ne sia indegno, ma per mostrarmi com’ella sa, che è via meglio l’essere gravemente vituperato, che freddamente commendato; perchè colui che vitupera, quanto più acerbamente il fa, tanto più gli è riputato per suo nimico, onde avviene alle volte (se gli biasmi eccedono il vero) che per ciò non gli sia creduto quel che ne dice.

Ma colui che zoppicando corre a lodare, o non è riputato amico vero, o da ad intendere che non ritrova virtù onde il merito di colui meriti