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del ribaldo, sì che la lor prodezza ha voluto del continuo più tosto farsi pasto della sua lingua, che nutrimento de i suoi vizj. Che trionfo esalterà l’intemerata bontà del reverendissimo Gioan Matteo Giberto, poichè egli cercò sradicare la vergogna di mezzo agl’uomini, e voi fra gl’uomini tenerla viva. Maravigliasi il mondo se i vizj così germogliano. Re nino dunque e crescano, poichè coloro che dovrebbero spegnerli ne vogliono il seme che più rinascano. Restisi dunque impunita la sodomía, poiché la giustizia de’ prencipi ha voluto che a i dì nostri sia ita vestita in oro, non pure vissuta libera ed esenta nelle sue voglie. Viva dunque l’ignoranza, nè sia più chi spenda l’ore nella cognizione delle buone lettere, poichè per la liberale sciocchezza de’ prencipi i consumati ingegni sono in tal pregio, che non de i più purgati inchiostri, ma de i più disutili si tien conto. Ahi vituperj non pur dell’Italia, ma dell’universo insieme. Se ardore alcuno di mostrarvi magnanimi v’infiamma, dovevate malgrado dell’avara natura, naturarvici in ogni opportuna occorrenza, non solamente negli affronti fattivi dal vituperosissimo aggiuntatore. Quanti ne sono tra le nostre schiere (perche di quelli intendo) che per liberali si sono scoperti con niuna altra apparenza, che l’aver dato a Pietro?

Eccovi il generosissimo Alfonzo Davalo (tal che conosciate come io l’ho tuttavia escluso dall’infame armento di tutti voi). Eccovi, dico, quel