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DEL FRANCO. 147

CLIX.


Una vecchiaccia ch’è tutta canuta;
     E vizza e rancia, e ch’ha degl’anni tanti,
     Che si ricorda ben sett’anni santi,
     4E Dio tel dica se sgargaglia e sputa.
Con scusa della menta e della ruta
     Stammi nell’orto mio sempre davanti,
     E con sospir pregandomi e con pianti
     8Vorría dal cazzo mio qualche pasciuta.
All’orecchie pian piano mi s’accosta,
     E mostrami di scudi una scarsella,
     11Per farmi la panocchia ben disposta.
Si che m’è forza, ch’io la meni in cella,
     Muffa, grinzosa, e fracida a sua posta.
     14Se avrà danari, mi parrà zittella.


CLX.


Vecchie, voi che del cazzo siete amiche,
     Più che amici del cul sono i prelati,
     Sì com’io credo non vi sian grattati
     4I morsi che vi danno le formiche.
Venite tutte a me, ch’alle vessiche
     So ben tutti trovare i commeati,
     Sianci pur doble, e sianci pur ducati,
     8Che vi torrò le punte dell’ortiche.
Non mi potranno i visi spaventare
     Se fusser lancie a punto, o spade o stocchi,
     11Che tutti mi pensassero ammazzare.
Nè per ciò resterà che non v’imbocchi,
     Che già si sà che sempre nel chiavare
     14E per usanza che si serran gl’occhi.