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DEL FRANCO. 145

CLV.


Sai che ti dico mia signora Inella?
     Statti dall’orto mio sempre lontana,
     Ch’io pratiche non amo di puttana,
     4Nè per te suona la mia ciaramella 1
Va pur con qualche frate a starti in cella,
     E fatti prioressa o guardiana,
     O torna lavandaja o ruffiana,
     8Ch’a me non piacque mai la pelarella.
Non vi contenteriano gli asinari,
     Non solamente gl’asini e i camelli,
     11Voi puttanacce e vacche da vaccari.
Ladre, assassine, fino a i nove cieli,
     Che non vi basta il sangue co’ denari,
     14Che ne volete torre e i denti e i peli.


CLVI.


Priapo, io son un povero ed afflitto,
     Ch’ho ben dieci figliuole a maritare,
     E sol il mezzo tuo mi può ajutare
     4In far ch’a tutte si procacci il vitto.
Però, qualora ti venisse a dritto,
     Ne potrai qualche principe accennare,
     E al suo piacer volendole affittare,
     8Far ch’ogni mese me ne paghi il fitto.
So che questo partito disdiría
     Se alcun udisse simili parole,
     11E n’uscirebbe la vergogna mia.
Ma sai che questa cosa far si suole,
     E oggi i padri fanno mercanzia
     14Della verginità di lor figliuole.

  1. Chitarra.