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130 LA PRIAPEA

CXXV.


Priapo, a te gran Dio fra gl’altri Dei,
     Questo piede di fica i’ vuò sacrare,
     Che fra’ piedi di fiche da mangiare
     4Gliè de’ manco dannosi e manco rei.
A te sta dunque, che ’l padron ne sei,
     Farla di tutto il resto coltivare,
     Che volere una fica ben piantare
     8E d’altri omeri soma che de’ miei.
Anzi saría per me troppa fatica,
     Ed a rischio starei venirci pazzo
     11Non avendo io la zappa per amica.
E chi non sa, se non è ignorantazzo,
     Che per piantare un buon piede di fica,
     14Non ce ne bastan quindici di cazzo?


CXXVI.


Questo piatto di fiche io ti presento
     Degli orti o Dio, le quai pur ora ho colte;
     Contale ad una ad una, che son molte,
     4E forse presso il numero di cento.
Bisogna nel mangiarle stare attento,
     E compartirle in più di mille volte,
     E non averci tutte le man sciolte
     8Per fartene lo stomaco contento.
Perchè tel tornerieno indebolito
     Per far la fica certi stomacazzi
     11Che a i tre bocconi perdon l’appetito.
Se ti pajon parabole da pazzi,
     Puoi riguardare a quel proverbio trito;
     14Ch’è pur troppo una fica a mille cazzi.