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DEL FRANCO. 125

CXV.


Priapo, queste morole e moroni
     Che di grossezza sono disuguali,
     L’Aretin ti presenta, così quali
     4Son solite menarli le stagioni.
Maturi e neri son come carboni,
     E forse che nè Papi, o Cardinali
     L’hanno negl’orti loro che sian tali
     8Da fargli stare a tutti i paragoni.
Sè per mangiarli stai di buona vena,
     Abbi per fermo ch’ogni dì ne avrai
     11Per ordinario una gran corba piena,
Perchè di questi frutti, come sai
     Col culo egli in un’ora più ne mena,
     14Che quanti orti nel mondo furon mai.


CXVI.


Questo così grosssissimo melone,
     Gliè della melonaggine 1 Aretina,
     Priapo se nol sai, ch’è la più fina
     4Di quante mai produsse la stagione.
Degli ortolani è gran presunzione
     A volerli lor mettere in dozzina
     Con questo, che per bocca di reina
     8Si stima un scudo d’oro ogni boccone.
E perch’io con le chiacchiere non basto
     A dar le lodi a questo suo bel dono,
     11Da farne ogni apparecchio per un pasto.
Per trovar vero quel ch’io ne ragiono,
     Pesalo, guardal bene, ponci il tasto,
     14Cacciagli il naso in culo, ch’egli è buono.

  1. Scipitezza, grossezza d’ingegno.