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114 | LA PRIAPEA |
XCIII.
Priapo, l’alma Tullia Rangona
Sendo dal favor tuo tanto esaltata,
Ond’è dal gran Sperone immortalata,
4Che se ne fan moresche in Elicona.
Oggi, che il giorno tuo questa corona
Di fine perle, e tutta inorpellata
Ti pone al capo, tal che poco grata
8Non sia tenuta e perfida persona.
E vuol che il don di così ricca spoglia
Sappia non solamente il popolazzo,
11Ma qualunqu’erba ha’l tuo giardino, o foglia.
Perchè nè in Carampana nè in palazzo
Donna fu mai, che con più grata voglia
14Riconosca i piaceri che fa il cazzo.
XCIV.
Questi cazzi di salci incrocicchiati,
Priapo, la Flamminia tua cara
Ti manda quì per una sua massara,
4Perchè siano al tuo nome consacrati.
Sè pochi fusser questi ch’ha mandati,
Ti prega che non l’abbi per avara,
Che questa poca somma non dichiara
8La gran somma de’ cazzi ch’ha piantati,
Perchè non capiriano in tutti i canti
Del tuo giardino, sè ben largo o piano
11Fusse più che non è sette cotanti.
Ed oltre a ciò sarebbe pensier vano,
Che a far cazzi di legno appunto tanti
14Non basterian tre boschi di Baccano.