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DEL FRANCO. 101

LXVIII.


Donne, quasi lo spirto m’indovina,
     Avendo voi pur dianzi partorito,
     Ch’erbe vorreste attissime al partito
     4Da fare i bagni a i buchi dell’orina.
E se è così, toglietevi in rapina
     Quel che vi piace, ed ecco ch’io v’addito
     Dove è la salvia, e mostrovi in quel sito
     8La camomilla e la rosa marina.
Credete, che dell’erbe appartenenti,
     Debba nel vostro ben mostrarmi avaro?
     11Portin più tosto tai parole i venti.
Cogliete, dico, ciò che m’è più caro,
     Ch’è forza che ne’ vostri fottimenti
     14Il cazzo n’abbia il dolce e poi l’amaro.


LXIX.


Donne, per i bocconi saporiti
     Quì sono aglietti, che vi fan l’agliata
     Per carne, o secca o fresca appropriata,
     4Che senza lei ne piangono i conviti.
Del petrosillo taccio, che forniti
     N’ho fino a’ miei viottoli, e sì grata
     Sò che v’è pur la salsa, e tanto usata,
     8Che in ogni dì ve ne leccate i diti.
Tutto è al vostro comando, e questo e quello,
     Vegniate pur che vi potrete fare
     11Di ciò ch’io sono, e scuffia e cappello.
Dell’erbe mie non vi farò mancare
     Purché non stiate in sosta e col pestello
     14Abbiate nel mortajo che pestare.