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DEL FRANCO. | 97 |
LX.
Se non è l’Aretino, io vuò morire,
Questo che viene per rubar la menta.
Forza è sgridargli, perch’io mi risenta,
4E diagli un cenno ch’io non so dormire.
Ah fottutazzo, ten farò pentire,
Poichè il tuo gran diavolo ti tenta,
Con la schiena ben concia e mal contenta,
8Se più a quest’orto ti vedrò venire.
Credi tu ch’io ti debba rispettare,
Perchè t’hai posto nome il divin Pietro,
11E ti fai da’ beccacci tributare?
Or va, stroppiato va, tornati in dietro;
La mia menta ove stà, lasciami stare:
14E se vuoi cazzi, fattene di vetro.
LXI.
Presupponghiamo, orsù, Pietro Aretino,
Che ti venisse innanzi un cazzo bello,
Io volsi dir da dietro, e se favello
4Alla rovescia, è sdegno, e non è vino.
Facciamo dico, che un cazzon divino
Come il tuo nome avessi, e fusse quello
Lavorato da mastro, ed il modello
8Ne avesse fatto appunto il Modanino.
Crederesti per ciò di contentare
La foja che ti canta alle brachesse?
11Oh beh sei matto a farti infinocchiare;
Sarebbe al culo, come non l’avesse,
Perocchè e in mangiare e in gracchiare,
14La bocca e il cul ti son due cose istesse.