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94 LA PRIAPEA

LIV.


Donne, per non avere ingiuria e scorno,
     Di notte non venghiate al mio ricetto,
     E se da me volete qualche affetto
     4Veniteci di bello mezzo giorno.
Tal che vi possa ben spiare il forno,
     E vedervi sbragate infino al petto,
     Che il mal di Francia, a quel che me n’è detto
     8Ha gran faccende, e va per tutto attorno,
Tanto che n’è infettato il paradiso,
     Il che m’ha fatto timido e restio,
     11Se sottilmente non vi squadro il viso.
Perchè, piutosto accetterei per Dio,
     Vedermi Catelano circonciso,
     14Che vedermi Francese il cazzo mio.


LV.


Le prime donne, che verran di notte
     A pormi le mie fave tutte a sacco,
     E guasto ne faranno e grande ammacco,
     4Stracciandole co’ denti e crude e cotte.
Io fo preghiera a Dio, che le lor potte
     Abbian bisogno di portate il giacco,
     E ch’ogni stecco d’asino e di bracco
     8Lor dia per ordinario due botte.
E ’l primo uomo, che sarà sì altiero,
     Che penserà trattarmi da forlano
     11In rubarmi un susino, un fico, un pero.
Io fo preghiera a Dio che incappi in mano
     Allora allora di quel cavaliero, 1
     14Che ruppe il culo al Vescovo di Fano.

  1. Pier Luigi da Farnese, figliuolo di Paolo III; Vedi ciò che ne dice Benedetto Uarchi nell’istoria fiorentina, pagina 639, edizione di Co-