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parentela con certi nomi locali del Friuli e dell’Istria; il che — secondo il Malfatti — potrebbe far pensare all’incontro ed alla fusione delle immigrazioni illiriche e celtiche nelle regioni alpine. Queste due correnti etnografiche, la prima prevalente dal Quarnero all’Adige, .la seconda dall’Adige al Rodano, devono esser venute in contatto nel Trentino, situato nel centro delle due zone, finchè la seconda ebbe il sopravvento anche nelle regioni alpine più verso oriente.

Di questo sopravvento dell’elemento celtico nel Trentino (sopravvento che non esclude la convivenza dei Galli Cenomani, fondatori di Trento, secondo Pompeo Trogo, con altre genti, discendenti dagli abitatori dell’età neolitica oppure avanzi degli Italici e degli Etruschi) si hanno, malgrado l’infima civiltà dei Galli, numerose traccie onomatologiche. Le valli del Noce e del Chiese ci offrono prove di una fitta popolazione gallica persistente anche dopo l’occupazione romana, che fu pur tanto rapida e per ben cinque secoli ininterrotta. Queste vicende determinarono il carattere decisamente galloitalico della toponomastica trentina, nè le ulteriori invasioni e dominazioni dei Goti e dei Longobardi poterono menomamente far prevalere l’elemento germanico, il quale non è rappresentato che da pochi nomi locali. Il Trentino sotto l’aspetto toponomastico appartiene quindi a quella regione settentrionale gallo-italica divisa, secondo il Malfatti, dalla regione propriamente italica, da una linea che partendo dalla foce del Frigido, tocca la Penna di Sumbra, raggiunge le sorgenti del Serchio e segue infine la cresta degli Appennini fino alle sorgenti della Marecchia colla quale scende al mare. Nella toponomastica trentina dobbiamo poi distinguere quattro differenti strati: cioè il gallico propriamente detto, il romano, il gallo-italico e l’italico, strati che rappresentano il succedersi dei fattori idiomatici del paese.

Le pochissime traccie dell’influenza germanica nella toponomastica trentina si incontrano all’estremità delle Valli di Non e di Fiemme, nella Valsugana e nella Valle della Fersina superiore. Ma è da escludere assolutamente — e ne abbiamo già viste le ragioni — che esse devano la loro origine alle antiche reliquie sparse dei Goti, dei Longobardi, dei Bavari