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154 | il trentino. |
spaccatura secondali a della massa di porfido quarzifero, la
quale fu chiusa a S. da depositi di arenaria. Tale spaccatura,
è parallela a quella occupata dai laghi di Lases & di
S. Mauro.
c. Bacini degli affluenti minori dell’Adige. Lago di Terlago: giace dietro al Passo di Cadine in un bacino petroso all’altezza di 416 m.
Il bacino è composto di due parti, che unite dànno l’aspetto di un 8. Nel punto centrale la sua larghezza è inferiore ai 100 m. e tende a restringersi ancor più per l’effetto di un torrente (la roggia di Terlago) che spinge sempre più addentro nel lago i suoi depositi di ghiaia e dì sabbia. E un lago soggetto a forti oscillazioni. Nell’anno 1887 e nel ’90 tu studiato dal prof. Damian, il quale vi constatò una profondità di m. 13.80, mentre la massima, che a me e al mio compagno di studio G. B. Trener fu dato trovare nel 1897. fu di m. 9.30.
Cosi il suo circuito era nel 1890 di Km. 4.50 e solo di 3.50 nel ’97; la larghezza massima diminuì in questi 7 anni da Km. 1.60 ad 1.45, la superficie da Kmq. 0.38 a Kmq. 0.29. Tutte le sponde scendono a piccola distanza dalla riva a cinque metri; la massima profondità è nel bacino settentrionale; il meridionale non ha in nessun luogo profondità superiori ai 5 m. (9 m. secondo il Damian). Il volume del lago è, secondo i nostri dati, di 532.334 mc.; secondo quelli del Damian di 759.602 mc.
Il lago è alimentato da due torrenti; il fosso e la roggia di Terlago. Apparentemente il lago non ha alcun emissario nel vero senso della parola; ma l’acqua scompare in alcune fessure della sponda orientale, artificialmente allargate. La principale di queste fessure è situata nel bacino meridionale ed è congiunta al lago mediante un canale; in essa scompariva — il 16 Settembre 1897 — una massa d’acqua di 35 litri al m. s. Nell’ultimo ventennio vi furono dei periodi di tempo in cui, non trovando l’acqua uno scolo attraverso le fessure, il livello del lago si alzava e arrecava gravi danni alle campagne.
Uno di questi casi avvenne nel 1878 e allora gli interessati si misero all’opera per procurare uno sfogo alle acque, scavando due trincee, delle quali si vedono ancora i resti