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agli altri affluenti, che si versano nella Brenta nel territorio trentino e che al solito riassumiamo in una tabella 1.

Tutti questi tributari costruiscono alla loro foce enormi depositi, che nei periodi di piena vengono trasportati alla pianura, dove formano i cordoni litorali e contribuiscono all’insabbiamento della laguna. Si calcola che il volume annuo (anni d’osservazione 1840-50) delle bellette depositate dalla Brenta alla sua foce sia stato di me. 1.500.000; il volume delle deposizioni in poltiglia (che quando sieno essiccate si riducono alla terza parte circa) fu calcolato al 2.50 per mille del volume d’acqua. Dal 1851. al 1867 il volume delle poltiglie depositate fu di mc. 764.700; in 27 anni complessivamente me. 31.000.0002. Nel 1866 il delta della Brenta era di ettari 1800 e crebbe ad ettari 3000 nel 1878.

Nel Trentino i danni più terribili nelle piene sono prodotti dal torrente Griglio al punto di confluenza col fiume.

La Brenta serve alla fluitazione del legname, che da prima viene slittato pei menadori (sentieri erti e sassosi) o condotto sciolto pei torrenti, poi, dopo la confluenza del fiume col Cismone, viene raccolto in zattere e trasportato al mare. Si calcola che il quantitativo di legname fluitato in un anno dal Cismone sia di 1S00 tonnellate, mentre quello fluitato dalla Brenta ammonta a 18,000 tonnellate. Nel tronco inferiore, la Brenta è navigabile.



  1. Tributari della Brenta:
  2. Frescura op. cit.