l’ottima edizione dell’Apelt, stampata a Lipsia nel 1897 come seconda dello Stallbaum (Dio sa perchè, quando dallo Stalbaum è sostanzialmente diversa), e per il Politico quella pure assai buona del Campbell (Oxford 1868). Dopo uscì, è vero, pure ad Oxford, nel 1899, di tutti e due i dialoghi l’edizione critica del Burnet, che anche compulsai; ma poichè non si può dire che vinca sempre le altre, ed è senza commenti, preferii prendere a base quelle che ne sono fornite: allo studioso benevolo e al critico maligno doveva esser mia cura di porre sott’occhio di preferenza le fonti più copiose a cui attingere. Delle versioni compulsai, oltre la latina, quelle tedesche dello Schleiermacher e del Müller, le francesi del Cousin e dello Chauvet, e l’inglese del Jowett: quando mi discosto dall’una o dall’altra, lo dico nei punti più o meno discutibili, ma non mi fermo a notare per saccenteria gli errori singoli in cui l’uno o l’altro sia caduto. Gli altri sussidî di cui mi sono valso sono citati nei Prolegomeni e nelle note, nè mi scuso tanto per ciò che potesse mancare, quanto per ciò che sovrabbonda. Qualche scrittarello più recente l’ho ricordato solo appunto perchè più recente e perchè la sana critica non ne ha ancor fatto giustizia. La bibliografia, del resto, in Italia è spesso e volentieri un comodo sussidio della ciarlataneria: — ah non avete visto la memoria del tale? i contributi del tal altro? — È una facile sen-