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La tesi dell’Uomo politico. 77

tica, di cui gli interlocutori, in seguito alla discussione precedente, si mostrano pienamente consapevoli. Oltre di ciò1 vi si dichiara la norma fondamentale del bipartire, che è quella del seguire la specie (εἶδος) e non la parte (μέρος), ancorchè poi una tal nomenclatura non sia mantenuta sempre rigorosamente. E finalmente2 si ammette la possibilità di dividere in anche più di due sezioni. Così avviene che, provato nel Sofista essere le idee comunicabili tra loro, si tenda nel Politico a determinare quale sia il filo che le congiunge e come le congiunga, adoperando a tale uopo non solo l’analisi ma anche la sintesi3, ricorrendo più ampiamente alla analogia di esempi dichiarativi e suggestivi, distinguendo non solo l’identico dal diverso, ma altresì l’affine dall’affine, le cause dalle concause4, e segnatamente i rapporti reciproci e quelli con la giusta misura5. Così dalla classificazione delle specie si sale alla classificazione delle scienze singole come parti e membra dell’unità della scienza universale6. Dice perciò bene il Jowett7, che a questo dialogo converrebbe il sottotitolo del metodo.



  1. Pagg. 263 B e 286 D.
  2. Pag. 287 C.
  3. Questo doppio procedimento era stato affermato occasionalmente anche nel Fedro, pag. 265 D E.
  4. Cfr. nota a p. 281 C.
  5. Cfr. nota a p. 283 D. Questo principio, formulato qui per la prima volta e svolto poi da Aristotele nell’Etica, prelude e spiega quello del Timeo, p. 35 A, per il quale il rapporto costituisce un’essenza mediana che sta in serie proporzionale tra i due estremi. Qui invece questa medietà è fissa; e non è un rapporto, ma un canone. È del resto un principio verissimo, ancorchè più facile a intuirsi che a determinarsi: basta pensare alle opere d’arte, la misura delle quali è tutt’altro che arbitraria. L’arca di Can Signorio fu riprodotta per il duca di Brunswick, ma in maggiori proporzioni, e non è più quella: così vediamo tante volte una bella bambina, pur conservando le stesse fattezze, diventare una donna non bella.
  6. Soph., p. 257 C; Pol. p. 258 E.
  7. O. c. IV, p. 435.