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74 | Capitolo IV. |
una cosa qualsiasi, non insegni anche a servirsene; e molte se ne passano in rassegna scartandole tutte, compresa anche quella del fare discorsi. Finalmente Socrate propone l’arte militare, ma a Clinia non pare neanche questa (p. 290 B).
— “Come? dissi io.
— È una specie di caccia degli uomini.
— E che perciò? dissi io.
— Nessuna specie, disse, dell’arte venatoria va più in là del cacciare e impadronirsi; quando poi se ne siano impadroniti, non sanno servirsi di ciò che hanno preso, ma i cacciatori e i pescatori lo dànno ai cuochi, e i geometri e gli astronomi e i computisti, — chè son cacciatori anche questi, perocchè non creano essi le figure1, ma pigliano quelle che ci sono, — come incapaci di giovarsene e sapendo soltanto rintracciarle, le trasmettono ai dialettici, acciocchè si servano delle loro scoperte, quelli di loro almeno che non sian del tutto sciocchi.
— Ebbene, dissi io, o bellissimo e sapientissimo Clinia, ma la è poi così?
— Senza dubbio. E anche i generali, disse, proprio così allo stesso modo, quando abbiano preso una città o un alloggiamento, lo consegnano agli uomini politici, perocchè essi non san che farsene di ciò che hanno preso, come, credo, coloro che pigliano le quaglie, le dànno a quelli che le allevano. Se pertanto, disse, abbiamo bisogno di quell’arte, la quale di ciò che essa abbia procacciato, sia producendolo, sia predandolo, sappia essa stessa anche servirsi, e questa deve fare felici, bisognerà, disse, cercarne qualche altra in cambio dell’arte militare„.
A questo punto Critone interrompe: egli non crede che un giovinetto come Clinia abbia potuto fare di tali osservazioni, e Socrate ammette che possa essere stato qualche altro; certo nè Eutidemo nè Dionisodoro. Allora
- ↑ Cfr. Soph. pag. 219 DE.