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70 | Capitolo III. |
un’idea vuota in quanto se ne escludano tutte le determinazioni, ontologicamente esso invece è la più piena in quanto assomma in unità quanto nel Non essere, che però è, è per così dire sbriciolato: esso è la categoria più alta nella quale si comprendono e dalla quale hanno la lor ragione tutte le altre, la potenza onde si derivano tutti gli atti.
Le idee dunque hanno un ordine gerarchico, secondo il quale comunicano e partecipano le une delle altre1. E il conoscere i limiti di questa comunicabilità vale saper distinguere secondo specie e secondo generi e saper collegare allo stesso modo2. Così il mondo sensibile e il mondo intelligibile si corrispondono come l’imitazione all’esemplare non solo nei loro elementi, ma anche nel loro organamento: così all’Essere unico e solitario degli Eleati è sostituito un intero mondo intelligibile3.
Questa della comunicabilità delle idee, non pare, a dir vero, una grande scoperta, nè distrugge il principio logico che i contrarî, in quanto contrarî, sono tra loro inconciliabili, ma salva il principio metafisico, e dalla logica nostra inesplicabile, che i contrarî coesistono. Il moto e la quiete, il continuo e il discontinuo, sono rispettivamente concetti opposti tra loro e tali che logicamente si escludono a vicenda; ma noi non possiamo concepire continuità senza discontinuità, nè moto senza quiete, e i famosi argomenti di Zenone sono più gravi che a molti non paja. Come questo avvenga non sappiamo, nè la nostra fisica può darci una risposta; ma per lo meno la teoria di Platone ci lascia aperto,
- ↑ Se in cima di tutte Platone intendesse di conservare l’idea del bene che vi avea posta nella Repubblica, VI, p. 598 E, è lecito più che dubitare negare. Qui l’idea madre è proprio quella dell’Essere; e il bene non può essere se non la sua prima determinazione.
- ↑ Pag. 253 E.
- ↑ Cfr. Windelband, Platon, p. 88.