Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
68 | Capitolo III. |
paradimma sul quale il demiurgo nel Timeo crea il mondo? Nel cap. II de’ miei Prolegomeni a quel dialogo ho cercato di mostrare che avevano ragione i Padri della Chiesa, i quali furono d’accordo a sostenere che le idee platoniche non erano altro che i pensieri di Dio (“perfette nozioni di un essere perfetto„ le disse1 anche il Lutoslawski); ed ora non ho ragione alcuna di dipartirmi, ma ne ho molte anzi di confermarmi in queste conclusioni. Esse non sono esseri pensanti, ma esseri pensati; in quanto sono pensieri seguono le leggi della logica e secondo queste leggi sono coordinate fra loro; in quanto sono pensate dall’Essere perfetto sono esseri esse stesse; e in quanto sono, sono perciò oggetto della conoscenza.
5. Il risultato di tutta questa speculazione è la prova di quella comunicabilità (κοινωνία) delle idee fra di loro, che nel Parmenide2 era stata intravista e
- ↑ O. c. p. 448.
- ↑ Pag. 129 D E: ἐὰν δέ τις… πρῶτον μὲν διαιρῆται χωρὶς αὐτὰ καθ’αὑτὰ τὰ εἴδη… εἶτα ἐν ἑαυτοῖς ταῦτα δυνάμενα συγκεράννυσθαι καὶ διακρίνεσθαι ἀποφαίνῃ, ἀγαίμην ἂν ἔγωγ’, ἔφη, θαυμαστῶς. Cfr. sopra, pag. 49-50. Non sarebbe del resto nessuna meraviglia se di questa comunicabilità si trovasse cenno anche in altri dialoghi anteriori: la verità è prima intuita e praticata che scoperta. I luoghi per altro che si soglion citare a proposito, non mi pare facciano al caso. De Rep. V p. 476 A parla della κοινωνία non delle idee pure tra loro, ma di quella accidentale che loro deriva dal trovarsi vicine nelle cose o nelle azioni (cfr. Phaedo, p. 104): siamo ancora alla teoria della μέθεξις. Cosi ibid. VII p. 531 D non si riferisce propriamente alle idee ma ai numeri che possono costituire un’armonia. Meno ancora ha che fare Parm. p. 135 B, che il Tocco adduce a questo proposito (o. c. p. 464); non che infatti vi si accenni a κοινωνία, dice anzi che senza ammettere la fissità delle idee non è possibile il ragionamento: non si può ragionare infatti di ciò che continua a sfuggirci di mano. Piuttosto in Phaedr. p. 265 D si può riconoscere un accenno alla subordinazione delle idee più particolari alle più generali, e quindi l’embrione, ma non più che