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La teoria del Sofista. 67

Platone, εἶδος e ἰδέα si usan da Platone di rado. Il significato fondamentale di aspetto o figura, che è proprio di questi vocaboli, è raro che si possa eliminarlo, e servì a tenere il filosofo fisso nella concezione oggettiva, oggettività intelligibile, non sensibile: a tradurre con delineazione1 (poichè definizione corrisponde piuttosto ad ὅρος) ci avvicineremmo forse molte volte al valore vero di questo concetto. Evolvendosi poi sempre più la teoria platonica, come si è detto, anche la parola modificò il suo contenuto attenuando sempre più l’elemento della plasticità, o venne addirittura sostituita da altra più propria (γένος): specie anche in italiano si adatta meglio che forma alla classificazione e alla coordinazione2.

Checche sia di ciò, ad ogni modo sostenere che Platone abbia abbandonato per le idee il concetto ontologico, non si può assolutamente3. O che è il



  1. Il Bertini, o. c. p. 1010, dà come significato fondamentale fazione nel senso dei nostri trecentisti.
  2. Secondo gli studi del Ritter (O. c. pp. 223 e 245) nel Sofista, nel Politico, nel Filebo e nel Timeo γένος prevale su εἶδος, e si ha γένος rispettivamente 48, 53, 31 e 71 volte, contro 42, 25, 15 e 59 εἶδος.
  3. Nel Parmenide, p. 132 B, s’era affacciata anche questa ipotesi, che le idee sieno nostri pensieri e perciò non esistano se non nelle nostre anime; ma si era risposto essere impossibile darsi pensiero il quale sia pensiero di niente. Nè trovo prove che mi dimostrino che questa posizione qui sia mutata. Mi pare perciò che il Grote, l. c. p. 439, ecceda il concetto di Platone, se intende (come il Lutoslawski, o. c. p. 424) riferirsi alla mente nostra, quando gli fa dire che le idee “esistono solo in comunione e relativamente a un soggetto intelligente, non sono nè assolute nè indipendenti,… non sono niente senza il soggetto, come il soggetto non è niente senza di esse o di qualche altro oggetto; che l’oggetto dell’intelligenza implica un soggetto intelligente, l’oggetto del senso un soggetto senziente; e quindi gli oggetti dell’intelligenza e gli oggetti del senso esistono del pari relativamente a un soggetto, non assolutamente o indipendentemente„.