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62 Capitolo III.

ogni modo si troverà sempre nel genere immediatamente superiore, dal quale l’una e l’altra dipendono: tutt’e due infatti sono arti.

In altre parole, Platone fonde insieme il senso qualitativo e il senso modale della parola essere, la semplice copula e l’affermazione di sussistenza, il rapporto logico e l’esistenza metafisica. Per tal modo il concetto negativo del Non essere non è negativo in senso assoluto, così da essere destituito di ogni realtà, ma è correlativo e coestensivo a quello dell’Essere. La negazione, dice il Jowett1, non distrugge il significato positivo dell’idea che essa nega; la proposizione negativa realmente diventa una positiva indefinita. Essa esprime ciò che resta dell’Essere, detratta quella data specie: essa mette in evidenza la categoria della diversità, come la positiva quella dell’identità. E poichè la filosofia eleatica nel Non essere comprendeva il mondo sensibile, data questa associazione e ritenuto, come Platone riteneva, che il mondo sensibile sia l’immagine dell’intelligibile, ci possiamo meglio spiegare com’egli distinguesse il Non essere in specie diverse. L’Essere insomma è l’oggetto del nostro pensiero, e ciò che noi pensiamo anche è: se dunque noi pensiamo ciò che non è, questo Non essere, in quanto può essere pensato, acquista con ciò stesso l’Essere: il concetto negativo si muta sostanzialmente in positivo.

4. Che poi Platone in questo dialogo non ammetta l’identità tra l’Essere e le idee, è tanto evidente che a non volerlo riconoscere si toglie il fondamento a tutta la speculazione. Non v’ha dubbio che per Platone le idee sono: esse sono Essere, ma non sono l’Essere, soltanto ne partecipano2: l’abbiamo già veduto: il moto è, non perchè sia l’Essere ma perchè comunica con esso. Non v’ha dubbio perciò del pari che anche l’Essere in quanto è conoscibile, è idea: è l’idea più comunica-



  1. O. c. IV p. 296.
  2. Cfr. p. es. p. 256 A.