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54 Capitolo III.

volte: dunque anche il sofista. Una sola idea, e una sola condanna: egli è spacciatore di menzogna. Le condanne parziali e occasionali del Protagora, del Menone, dell’Eutidemo, del Gorgia, del Fedro, per toccar solo i dialoghi principali, si riassumono qui sotto un solo motivo: l’umorismo, lo scherzo, la vivacità polemica si inaspriscono o mutano natura: la dimostrazione razionale è tanto fredda quanto tagliente. Ma la conclusione a cui si vuol giungere informa del suo spirito anche i singoli argomenti: le definizioni provvisorie che si dànno del sofista, oltre metterne in luce gli aspetti vari, tutti ignobili, sotto i quali egli si manifesta, sia cacciatore, sia mercante, sia rivendugliolo di ciancie proprie o d’altrui, inchiudono ciascuna, palese o larvata, l’idea della menzogna e dell’inganno. Anche quando la definizione può per il sofista aver senso onorifico, anche allora non manca la frecciata: sarebbe forse il sofista, in quanto è professore di confutazione, un purificatore delle anime? Badiamo, dice, di non lasciarci ingannare,



    si intenda: il dialogo è scientifico e speculativo, e cerca l’idea, non la cosa: allo stesso modo il geometra definisce il cerchio, ancorchè a questa sua definizione non corrispondano sempre, o piuttosto non corrispondano mai, quelli che noi in pratica chiamiamo cerchi. Per tal modo si spiega come viceversa alla parola sofista Platone per un altro rispetto potesse dare un valore estensivo, che nell’uso forse non ebbe, comprendendovi in un certo senso il metodo eristico della scuola megarica, e il nuovo eleatismo di Antistene. Ciò poi che dice J. Eberz in “Archiv für Gesch. der Philos.„ XV, 4 (1909), pp. 456 sgg., aver voluto Platone qui nel sofista rappresentare Aristotele, che durante l’assenza del maestro gli aveva fatto un contro altare, è molto più acuto che persuasivo, e presuppone tra l’altro che il dialogo sia stato scritto dopo il ritorno dal terzo viaggio in Sicilia: prima di affermar ciò bisognava dimostrar falsa l’affermazione della Ep. XIII, da cui risulta esser stato questo dialogo o il seguente, almeno per estratto, mandato a Dionisio. Cfr. più oltre cap. V, § 3. Negar fede ai documenti e fabbricare su semplici ipotesi nostre mi pare una critica assai pericolosa.