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50 | Capitolo III. |
e che queste stesse sono molte perchè partecipano della pluralità. Se mi dimostrerà invece che ciò che è l’uno, proprio questo, è molti, e viceversa i molti uno, di questo sono pronto a meravigliarmi„1. Ebbene, invece dalla discussione del Sofista la cosa è esclusa sempre: vi si studiano viceversa i rapporti che corrono tra le cinque idee o categorie — essere, moto, quiete, identico e diverso — considerandole sempre nei rapporti logici che sono tra loro (precisamente il quesito che il Parmenide lasciava insoluto), e non in rapporto alle cose in cui si manifestano. Aggiungi ancora che ad un certo punto del nostro dialogo si combattono anche gli amici delle idee2, dai quali, anche per ciò che ivi si dice, non è possibile escludere lo stesso Platone: ora ciò non vuol dir altro se non che il filosofo, mentre rifiuta certi dogmi di scuole affini alla sua, anche per sè implicitamente sottintende non doversi mantenere se non ciò che qui egli riconosce per vero e in quanto lo riconosca. Gli amici delle idee, dice, hanno torto, quando non consentono che il nostro partecipare per mezzo dell’anima all’Essere sia per l’Essere o fare o patire,
- ↑ Parm. p. 129 A-C. Bisogna badar bene che se poi nella lunga discussione che segue si considerano i rapporti delle idee tra di loro, non se ne trae per altro alcuna conclusione positiva, come invece si fa nel Sofista, il che basta a dimostrare che il Parmenide è ad esso anteriore: ciò vide già lo Schleiermacher, 1. c. pp. 144-145. Cfr. più oltre in questo stesso capitolo il § 5.
- ↑ Pag. 248 A. La frase generica è scelta a bella posta per comprendere tutti gli idealisti, sieno eleati, o pitagorici, o megarici (anche se non ammettevano che un’idea sola), o cinici, o anche accademici, in opposizione ai materialisti: sono i due capitali indirizzi del pensiero messi a confronto, come ben vide il Tocco (Del Parmenide, ecc. in “Studi ital. di filol.„ vol. II, p. 437). Forse con questa espressione amici delle idee, in quanto si riferisce ai propri fautori, Platone alluse ad un’adesione propensa e spontanea più che razionalmente ben salda, la quale avrebbe esagerato, e perciò frainteso, le dottrine del maestro.