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L’uomo politico. 351 spesso si scambiano tra l^ro le forme e le funzioni. Infatti ora, o Socrate, mi .par d'aver cominciato a riconoscere questi uomini. Socr. giov. Vorresti indicarmeli? Poiché pare che tu abbia in vista qualcosa di strano. * For. Si; perchè lo strano nasce per tutti da ignoranza. E infatti pure a me è toccato questo ora, e lì per lì rimasi in sospeso vedendo quanto è il coro (della gente) che sta intorno agli affari della città. C Socr. giov. Quale coro? For. Quello dei sofisti tutti quanti (1), ciur-^ matore grandissimo ed in quest’arte praticissimo; il quale bisogna ben separare da quelli che sono veramente politici e regii, ancorché sia difficilissimo separarlo, se pure ¦ abbiamo da vedere chiaramente ciò che cerchiamo. Socr. giov. Ma certamente a questo non si deve rinunciare. » 1 > (1) Tòv .'itivi01 v rjoipiaiùiv piyttnov yóijtu. Si intende comunemente nàritov aotpionùv come complemento di ftiyiarov = * il massimo di tutti i sofisti Ma qui non si parla affatto di un sofista solo, ma di tutta una turba, di un coro-, e Socrate avea domandato: ‘ Quale coro?’. E il Forestiero risponde: Tòv ;tdvtoiv ootpioiùiv —
- quello di tutti i sofisti „: piyunw yòitta è dunque apposizione di ròv (yoQÓv). È vero che la stessa frase
torna fuori anc|)e a p. 303 C, riconnettendosi appunto a questo luogo, ma questo non infirma la nostra interpretazione: si parla infatti anche là di una tarba diversa di sofisti, non di un tipo unico. — Per il concetto cfr. Sopii, p. 235 A. 352 L'