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uomo politico. del grande e del piccolo, non già, come dicevamo testé, che si devano (considerare) solo nel ra porto reciproco trrf di loro; ma, come si è detto ora, è piuttosto da distinguere da una parte il • rapporto reciproco, dall'altra il rapporto col giusto mezzo. E il perchè di ciò vogliamo sentirlo? Socr. giov. Perchè no ? 281 For. Se uno non ammette la natura del pj(, che soltanto in rapporto al meno, non la si avrà mai in rapporto al giusto mezzo. Non è cosi? Socr. giov. Così è. For. Non distruggeremo noi dunque e le ani stesse e le opere loro tutte quante con questo discorso, e non ridurremo a nulla anche la pò- litica ^jhe ora cerchiamo e l'arte testoria di cui abbiamo parlato ? Perocché tutte queste tali aiti nel proceder loro si guardano da quel più c da quel meno che è in rapporto al giusto mezzo, non come da cosa che non esista (1)^ ma come B da cosa pericolosa, e in questo modo salvando la misura fanno buone e beile le opere loro. Socr. giov. Non c'è che dire. (l) tò toi) fietQlov nAiov xaì f'Aattnv 01)% lig 'liix ùr tbg 6r yaAmòv ?rfpì tùg zrpàieig rtanatpvÀàiian, Questa espressione è più propria clic non creda il Rittf.u, N. U. p. 85, il quale dice che invece di Si- ondava detto yiyvifttvov. Le arti, dice Platone, guardano al rapporto col paradimma, e questo rapporto va i- mente è, perchè è un’idea, ancorché sia difficili a conoscersi. Il più o il meno relativo è invece 01’x ili’, pcrclifc manca il canone fìsso del confronto.