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3°6 L’uomo politico. mento gregale non solo da tutti si contende d’avervi parte contro colui che ora cerchiamo ma anche affinchè costui appunto con maggior , chiarezza potessimo discernerlo, costui a cui solo giusta il paragone dei mandriani e dei pastori* per ciò ch’egli ha cura dell’allevamento untano s’addice l’onore di questo appellativo. Socr. giov. Giustissimo. For. Or io credo, o Socrate, che questa figura del pastore divino sia troppo grande per para» C gonarsi col re, e che gli uomini politici che sono qui adesso siano per natura più simili molto ai loro governati e con loro partecipino più da vicino di (pari) educazione e nutrimento. Socr. giov. Perfettamente. For. Li dobbiamo ciò non pertanto esaminare nè più nè meno, sia che sieno da natura così sia clic invece all'altro modo. Socr. giov. E come no? For. Ritorniamo dunque per di qui sui nostri passi. Perocché quell’arte che dicemmo autodi- D spositiva in rapporto agli animali, e che però li governa non singolarmente ma collettivamente, e subito allora la chiamammo arte di allevare' le razze, — te ne ricordi ? Socr. giov. Sì. For. Su questa appunto siamo caduti in errore. Perocché l’uomo politico non l’abbiamo in nessun modo in essa compreso o nominato, anzi non ci siamo neanche accorti che con la nostra nomenclatura ci si è sottratto. Socr. giov. In che modo?