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L'uomo politico. 2Qi sSjbile del suo proprio moto(l). Mail volger jpre sé stesso di per sè stesso non è possile ad alcuno, fuorché a colui che alla sua volta c guida di tutte le cose che si muovono ; e 3 costui muovere talora ad un modo e*poi ccapo al modo opposto non è lecito. Per tutto ciò dunque nè ci convien dire che il mondo Ljjjpre si volga da sè stesso, nè viceversa che «a sempre interamente mosso da Dio in due ’rezioni contrarie; nè ancora che lo muovano due Dei con pensiero opposto tra di loro; ma, 270 come fu detto testé ed è la sola cosa che resta, chi: talora è diretto da una causa divina esteriore, mentre si rifa una nuova vita e riceve così dal creatore un'immortalità rinnovantesi (2), (1) ò n nfitxQOtdit/v ii'js uvroi) xivljae<ùg naQÙXXa^iv, pfon è da accettare l’emendamento taiioi proposto dal- ì’Ast c dal Campbell. Non consta che Platone quando scriveva il Politico fosse giunto ancora alla concezione dei due moti distinti, uno dell’identico, l’altro del variabile, quali sono rappresentati nel Timeo, dove questi rapporti tra l’essere c il divenire sono determinati molto più plausibilmente che non qui: qui non pare che si tratti che d’un moto solo, che è costante quanto all’essere, variabile quanto al divenire: ora il movimento secondo il quale il mondo si muove, proprio di esso mondo, ha in sè questa variabilità, di cui si parla: e questa variabilità è caratteristica insita nella natura di questo moto, e non un accidente che sopraggiunga quando la direzione del moto si cambia, w/mi il changed, come aggiunge J. A. Stewart ( The Myths of Plato, P- >79)- (2) La vita al mondo proviene da Dio, e cosi quando Dio lo muove, esso ne accumula tanta (tanta energia) ' 292 L’