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litico. Fok. E oltre di ciò, o Socrate, o che non c' siamo accorti che in queste divisioni ci è ^ caduta un’altra cosa di quelle che si posson ben C citare per far ridere? Socr. giov. Quale? For. Che il nostro genere umano è dalla sorte destinato a stare in concorrenza col più setJ. plice e insieme più facile degli esseri (i)? Socr. giov. Mi accorgo bene che è accaduto molto stranamente. For. E che? Non è naturale che ciò che è più lento arrivi ultimo (2)? (1) Tàv&Qiónivov Ijftàv Hfia yévog £vvetA.ri%ò$ vai J deópa/irjXÙi yt.vti kJi tàiv Svitov ytvviuonni.i -ahi fula eòxe(>eorditi>. Chi sostiene esser questi gli uccelli ha buon giuoco nei due epiteti, che pajono a loro convenirsi e al porco no. Nè vale il dire che yi'vvalaidiu in senso ironico, quando ii>zeQtotdiip non lo è: tra due espressioni una ironica e una no non vi può essere ac parallelismo nè antitesi. Molto a proposito invece il Campbell osserva che nel Teeteto (p. 174 D) l'uomo t detto Maxo/.ov xaì IxCfiovAov £<30)<: ora a dtaxoAos <- opposto yevvatog = ingenito, nel senso di semplicione, e ad InlpovAos = insidiatore, ei'-/iQÌjS, che meglio ifié t/appoco, vale facile a dominarsi, ed allora non c’è pi» nulla che al porco disconvenga. (2) Ecco un altro intoppo. La sentenza è detta in generale, come mostra il genero neutro tu flautitatti con cui è espressa. Si deve dunque intendere che l'uomo e il porco furono i più lenti a venire avanti nella -fric delle bipartizioni, e che perciò son giunti ultimi? 0 clic nella competizione tra l’uomo e il porco giungerà l'ultimo quello dei due che è più lento? A preferire il primo senso (clic viceversa sarebbe assurdo se invece