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18 | Capitolo I. |
in questi eccelleva.1 Diogene Laerzio ci riferisce2 che Platone avrebbe visitato in Cirene la sua scuola: del resto anche ad Atene, si vede da questi dialoghi, dovette Teodoro essere stato solito di trattenersi a insegnare. Pare fosse uomo grave, poco amante delle dispute, e piuttosto solitario.
Teeteto era figlio di Eufronio Suniese, giovanissimo, ricco, sebbene i tutori gli avessero sciupata gran parte della sostanza, e liberalissimo.3 Quest’ultima caratteristica non poteva constare al tempo del dialogo, se egli non fosse stato già padrone di sè: i diciott’anni perciò doveva averli compiuti. Era d’ingegno molto pronto e discepolo di Teodoro nelle matematiche: gli venne per testimonianza di Suida4 attribuito dagli antichi uno scritto intorno ai cinque solidi regolari, per comporre il quale fra il 399 e il 394 ci sarebbe stato tutto il tempo opportuno. Ad ogni modo, se delle ferite e della malattia contratta a Corinto egli sia morto, non sappiamo: qualora però sia vero ciò che Suida ci aggiunge, aver egli tenuto scuola in Eraclea,5 converrebbe forse ammettere che sia sopravvissuto.
Come questi era fisicamente il ritratto di Socrate, lo stesso naso schiacciato, gli stessi occhi sporgenti,6 così omonimo del filosofo è l’altro giovane, Socrate, che lo sostituisce a disputar nel Politico, e del quale nulla di attendibile sappiamo. Identità di nome e somiglianza di volto pajono dunque le ragioni per le quali questi due furon scelti a interloquire in sostituzione del maestro: non potea il vecchio Socrate fare la parte dello scolaretto, ma insieme giovava il ricordare che non che disdirsi si continuava anzi e si svolgea in nuovi germogli quel germe fecondo che egli avea seminato.