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uomo politico. s'è latlo di sopra, che noi la disgiungiamo | due parti. Sock. giov. Conviene infatti. (266 For. E così l'animale quanto ce n’è che ^ domestico e gregale, all'infuori di due spo ‘ l’abhiamo tutto fatto in briciole; — perocch’ la specie dei cani non dev’esser contata tra alunni della mandra (1). (1) Di questo luogo si danno due interpretazioni L’una, la vera e più comune, dallo Sciileiermacher fiiJ al Campbell e al Jowett è la seguente. L’affermazione del Forestiero, essere la divisione esaurita all' infuori di due specie sole, e la esclusione della specie cane indicano che qui siamo ridotti veramente a dover cercare in confronto dell’uomo non un complesso di specie ma una sola altra specie nel senso che diamo noi a questa parola. Se l’una delle due 6 l’uomo, quale sarà allora l’altra ? Non resta che il porco. Vero è che il Winckelmann pensò alla scimia; ma allora del porco che ne facciamo, non potendo le specie esser più di due? La scimia può benissimo non esser stata cernita in conto da Platone, o la ritenne da escludersi per ragione analoga al cane, cioè che, in quanto sia animale domestico, non è da greggia, come bene mi nota j| prof. Bignonk. L’altra interpretazione sostenuta dallo Stallbaum, si è che qui il porco non c’entri, ma si parli in genere della divisione in bipede e quadrupede, e che il ridicolo che Platone poi ci trova, non si riferisca alla gara tra l’uomo e il porco, ma a una partizione successiva dei bipedi in pennuti ed implumi, nomo ed uccelli. 11 Jowett poi, tiene una via di mezzo, e pure ammettendo che qui si parli del porco, crede clic a p. 266 C si venga a parlar degli uccelli. Ma senza dire che in tal caso la partizione, che il Forestiero dire espressamente esser ultima, tornerebbe penultima, ab-