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Il sofista. 235 tutte, non è nè alcuna di loro nè tutte esse altre insieme, aH'infuori di sè, cosi che l'essere indi- -cutibilmente alla sua volta non è in migliaia di casi per migliaja di cose; e cosi del pari le altre cose una per una e tutte insieme per moltT rispetti sono e per molti non sono (1). Teet. Ciò è vero. For. E di queste contraddizioni se alcuno non si fida, non ha che da esaminare e da dire qualche cosa di meglio di ciò che ora tu detto: che se perchè lo riconosce difficile, si diverte a tirare il discorso ora da una parte ora dall'nltra, non si affaccenda in cosa che ne valga la pena, e questi nostri discorsi (glielo) dicono. Perocché questo nè ha sugo affatto, nè è difficile a trovarsi, e quell'altra cosa invece è insieme difficile e bella (2). Tket. Quella, quale? For. Ciò che si è detto anche prima, — lasciando queste cose come sconclusionate (3), esser capace di tener dietro a ciò che si dice, facendone la critica punto per punto, e quando uno dica che una cosa che è diversa, per un certo rispetto è identica, e quando che una identica è diversa, (saper seguirlo) in quel modo 0) Cfr. p. 256 E. (a) 6/1 a y.aÀiiv. L’adagio Xatenù là -/.a/Là spiega come qui il difficile sia notato quasi una caratteristica del bello. (3) rò ladra édoavta utg fivvar«. Leggo tòg àvtjvvia, emendamento del Badham, il più conveniente al senso, di quanti furono pensati dell’inipossibile òvvarà. 226 II