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r II sofista. 217 I _K ^ja a questa dimostrazione eravamo giunti i* prima del discorso d'ora (i), provando che C I esto è secondo natura. I ^Teet. E come no? p,iK Diciamolo per altro di nuovo: il moto ess0 diverso dal diverso come era diverso dal- Etico e dalla quiete? Teet. Di necessità. ¦ poK. Dunque in un certo senso (il moto) (2) I on t diverso e insieme è diverso, secondo il presente ragionamento. Tket. Verissimo. Fok. E che cosa poi ne consegue? Forse che diremo il moto esser diverso dalle tre specie, [ ma non lo affermeremo per la quarta, — dopo aver ammesso che siano cinque quelle in cui c su di cui ci siamo proposti di porre la nostra L> attenzione ? Tekt. E come? È impossibile ammettere un numerò inferiore di quello che ora ci è risultato 13). Fok. Senza paura diremo dunque che il moto è diverso dall'essere e Io sosterremo ad oltranza ? Teet. Senza alcuna paura. ¦ ’ —— | (4.) Cfr. p. 253 A, 254 B. (2) Che il soggetto sottinteso sia i/ xlvrjoig, c 11011 ri Offov (Apki.t), ben vide il Ritter, I. c. (3I 11 moto si è dimostrato diverso dalla quieU-, dal- Bdentico e dal diverso: resta l’essere, ma che da esso y* diverso era stato ammesso fin da principio, ed ora lo si mantiene. Ip FtlCCiBOt.l, Il ScfiUa. iy I 2iS // sofista.