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Il sofista. >97 XXXVI. For. Che dunque? Non può parer di già che col nostro discorso abbiamo determinato 'suffi- ccntemente ciò che è? Tef.t. Certamente. For. Ahimè invece, o Teeteto, che mi pare anzi che cominciamo ora a conoscere quanta sia la difficoltà di questa questione. E Teet. Come e perchè adesso dici questo? For. Non capisci, caro mio, che ora su di ciò siamo nella maggiore ignoranza (l), mentre ci crediamo di dir qualche cosa a proposito? Teet. Io per lo meno (me lo credeva). E come non ci siamo accorti di esserci ancora cascati non so affatto intenderlo. Ioga di Nlimonio presso Eusebio, Praep. tv. XIV, Coinc poi si conciliino nell’Essere il muoversi e Io stare, è detto subito dopo, quando si riconosce che tutt’e due >ona. Cfr. Ber tini , 1. c. p. 1018. Che se in uno stadio precedente Platone aveva ritenuto proprio dell’Essere soltanto lo stare, il mutamento ch’egli qui introduce nella sua dottrina è attenuato da un analogo mutamento nella concezione del moto. Allora moto era essenzialmente divenire, tendere all’essere e insieme cessare di essere- era proprietà del mondo fenomenico; ora il moto è conoscere ed esser conosciuto, proprietà del mundo intelligibile, e questo evidentemente non importa per l’Essere nò accrescimento nè diminuzione. Cfr. Chiai* FILLI, Su/l’iiiterpr. ecc. p 161-62. (i) Cfr. p. 229 C. t98 Il so