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Teèt. In tutti i modi. For. Per il filosofo dunque e per chi ha ini onore queste cose c’è, come si vede, perciò tutìjl la necessità e di non accettare da quelli dell'uno I) (o anche delle molte forme ideali) che il tutto (i) sia immobile, e neanche di prestare orecchio interamente a coloro che l’essere lo muovono da per tutto; ma secondo l’augurio dei fan_ ciulli (2), « ciò che è immobile e ciò che kj ^ mosso >, di ciò che è e dell’universo affermarle tutt’e due. Teet. Verissimo. (1) tò sidv : la parola mi par scelta semplicemente per comprendere sotto essa le teorie dell’unità e della pi», ralità senza preferenza per alcuna: cosi subito dopo, , rii ì!v re xal rò .tùi’ non credo doversi intendere come due concetti antitetici, ma come quell’unico principio di sostanza che le diverse scuole concepiscono diverbi- ( mente e chiamano con diversi nomi. (2) à/.Xù xaià tìtr iGtv natiiov ei/ijV, iioa ùxipi/ia xal xextvtjiiéva, tò Sv ir xal tò niv fiwauipótepu Zt'ytt», Le parole Un a àxlvipa xal xexivtjfirfva devono essere testuali della cantilena fanciullesca cui qui si allude Poiché rà àxlvi\ia vuol anche dire le rose sacre, pare che con questa frase si volesse indicare ogni sorta di cose anche opposte tra di loro; noi diremmo analoga* mente Giudei e SamttrUuni. Che S.vì-aiiqóieQa si rife risca al moto e alla quiete e non all’essere e al tutto, e chiaro dal confronto con p. 250 C. Se qui dovea riferirsi a rò t!v e rò ìtàv, la chiarezza avrebbe consigliato piuttosto il singolare ìrvafiyiireQov, mentrafi più' rale pare fatto apposta per accordarsi con àxivijia «ai xexivtjfièva. Che Una àx x r. X.. sia lezione sana c si deva intendere come fosse <’ou àx. xal nnu xtx. (e non ». ti. x xcx. èuri) lo dimostra I’Apelt con un luogo una-