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Il sofista. 1^3 l’uno è patire e l’altro l’opposto? O assoluta- niente nè l'uno nè I altro ha che fare con alcuna dj queste cose ? Tket. È chiaro che nè l'uno nè l’altro con nè luna nè l'altra: se no direbbero il contrario di prima (.*)- For. Capisco : ma questo almeno sì, cioè che posto che il conoscere sia essere attivo (2), al E conosciuto alla sua volta è necessario esser passivo. Ora l'essere, secondo questo ragionamento, essendo conosciuto dalla conoscenza, in quanto è conosciuto, in tanto per questa sua condizione (1) Se l’anima, perchè è, è sempre allo stesso modo (p. 2+8 A), e l’anima conosce, il conoscere non può essere gè patire nè fare, perchè patire e fare importano mutazione. E che l’anima conosca e la sostanza sia conosciuta è il postulato fondamentale appunto della scuola eleatioa. v (a) xonlv n: giustamente osserva TApelt che qui xoifìr non significa altro che l’azione della mente che i contentila nel conoscere e nel pensare: ivtQyeìv lo diranno Aristotele e i neoplatonici con vocabolo tecnica- mente più preciso. Perciò invece che con fare ho tradotto con tsstre attivo. Non c’è dunque aperta e stridente contraddizione con Symp. 211 B, dove le idee sono escluse dal patire in senso proprio (firjói nàa%eiv ftt/iév): in senso proprio e preciso esse ne sono espressamente escluse anche qui. Platone ha sempre cura di presentarci le correzioni alla sua teoria non come pentimenti e ritrattazioni, ma come svolgimento ulteriore o spiegazione della teoria stessa: perciò anche qui Teeteto mantiene risolutamente la prima posizione, solo poi concede che in un certo senso la cosa possa intendersi no po’ diversamente. FlACGtltOU. Il Sofista. 17 194